Kiss me again

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   chiara.verzulli – Dicembre 1, 2024

   “Rimarrà in prigione per sempre.”

   Una frase che dovrebbe rappresentare una certezza, dare una sicurezza in chi è stato offeso.
   Ma questo, dopo poco tempo, si scioglie come neve al sole e in un attimo si riprecipita nella paura che ha caratterizzato un momento della vita che si vorrebbe cancellare e non rivivere.

   Jane è stata rapita per una ripicca, una violenza inaudita che nessuno dovrebbe vivere. Ma a lei è successo, era una vendetta nei confronti del padre, appartenente al mondo della giustizia.
   E ora il terrore e l’incubo torna a farsi sentire, davanti a un padre che non sa come proteggerla e che si sente tradito da quella stessa giustizia che lui difende strenuamente: colui che ha fatto del male alla sua bambina ha collaborato e quindi sta per tornare in libertà.
   Jane non vuole scappare davanti alla paura, a quel passato che è tornato prepotente su di lei, mentre il padre vuole solo proteggerla. Perciò ha deciso, la porta lontana dalla vita di sempre, dalla città che ama, dalle sue amicizie per rinchiuderla in una realtà completamente diversa, quella di una cittadina. Pilgrim diventa la sua nuova casa, la sua nuova prospettiva di vita.

   Devo ammettere che mi ha fatto una rabbia immensa questa cosa: loro vittime costrette a fuggire per garantire la libertà a una persona che in realtà non ha scontato nemmeno un quarto della pena che aveva.

   Blake, il quarterback degli Ice Devils, la squadra della scuola locale, è il figlio del coach e per lui tutto è deciso a tavolino dal padre – e dagli altri – perché quello è ciò che ci si aspetta da lui. Si sente obbligato, se non fosse per il fatto che lui appartiene a quello sport e viceversa.

   “Il football fa parte di me, è questo che mi fa scattare sull’erba come una molla e mi porta a essere sempre il migliore. Mi sento costretto a stare in campo ma, quando corro o passo la palla, ho la consapevolezza di essere nel posto giusto. Quante persone al mondo vivono una cosa del genere? Sentire di essere nel proprio elemento e, al contempo, odiarlo come se si trattasse di una prigione?”

   Ma Blake, per cercare di sfogare il malessere che gli si muove dentro, compie delle azioni illegali con la complicità della notte.
   Cosa che ora risulta essere a rischio perché c’è il nuovo sceriffo, proveniente dalla Grande Mela, e che non sarà disponibile a chiudere un occhio perché tifoso di quel ragazzino.
   Volete provare a indovinare chi sia questa new entry nella cittadina che romperà gli schemi?

   “Riusciamo a tenere le cose separate, almeno all’apparenza. La verità è che, quando sbaglio qualcosa, la pago molto più cara di qualsiasi mio compagno di squadra. Qualunque altro giocatore in campo potrebbe smetterla con il football, anche domani. Ma io no. Io non ho facoltà di scelta sulla questione.”

   Entrambi i ragazzi si trovano a vivere una vita che non gli appartiene o su cui, quantomeno, non hanno potere decisionale. Entrambi sono una maschera che nasconde le loro sofferenze. Ciò che per lui rappresentava l’evasione notturna, lo diventano quelle discussioni con la nuova ragazza. Si sentono vivi e, in fondo, è l’unica cosa su cui possono decidere.
   L’ho trovato davvero triste, ma quanto mai una cosa reale. Da genitori riversiamo sui figli delle aspettative che in troppi casi li schiacciano.
   Loro che si nascondono agli occhi degli altri, si vedono nel profondo. E questo è strabiliante e allo stesso tempo pericoloso, perché la perfezione di cui si sono fatti carico decade davanti a quegli sguardi, mostrando le loro debolezze, le loro paure. Li obbliga a esporsi.

   Uno young adult che consiglio soprattutto a chi piace perdersi dietro alle schermaglie di ragazzi alle prese con il volersi affermare come individui, che vuole tornare un pochino giovane con il primo amore così tanto forte da abbattere le insicurezze.